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VERSO UN RIASSETTO DEL CMD

Una riflessione sul  percorso intrapreso

Quando Gesù li invita a seguirlo, Pietro e Andrea “stavano gettando le reti in mare”, mentre Giovanni e Giacomo “nella barca riparavano le reti” – così racconta Marco. Preparare (riparando e correggendo se serve, apprendendo dalla pesca anteriore), gettare le reti e poi raccoglierle (magari vuote, altre volte meno – con rari miracoli), e poi, di nuovo, verificarle e ordinarle (da fare anche se non si prende nulla; confidando che la prossima pesca andrà forse meglio): sono pratiche ordinarie, in una successione non circolare, ma a spirare. Perché la volta dopo può far tesoro della precedente; anche nel fare le stesse cose. Imparando, sorprendendosi, correggendosi, riprovando - come un rifare senza ripetersi, se siamo appassionati della vita, ed abbiamo la sorte di non rassegnarci agli indizi di inutilità. Tra delusioni, rimandi, conferme, sorrisi soddisfatti e qualche sofferto rimpianto. In mare o sulla barca (o a riva), in tempi e con tempi diversi: il tempo dettato dal mare – da correnti, stagioni, venti ed eventi -; ed i tempi, quelli che servono, dettati dalla cura del riassetto e delle riparazioni. Tempi a volte incalzati da urgenze e necessità, ed esposti alla svogliatezza o a distratte incurie. Tra le righe, sembra apparire così la perizia dei pescatori di Galilea: un susseguirsi di pratiche pervase da passione e intrise di responsabilità (dove alle reti piene o vuote corrispondono non tanto i pesci, ma i sorrisi o la fame delle persone care), piuttosto che una serie monotona e abitudinaria di gesti che bisogna fare – rassegnati alla vita e al mercato. Una perizia che incanta Gesù, in cui intuisce qualcosa di prezioso per la sua missione, tanto che – nella sua ricerca di non viverla da solo – chiede a questi ‘piccoli’ se se la sentono di condividere il suo sogno. Il sogno di una umanità che coincida col Regno del Padre (non più sovrano), del quale Gesù ha percepito essere più esperti i piccoli che gli scribi – a meno che lo scriba non diventi discepolo, disposto a re-imparare con i piccoli. Quel sogno che Gesù mantiene come radice ed orizzonte dei suoi gesti e parole, e che additerà come criterio primo di ogni pratica. Ed è lì, osservando dalla riva quella perizia, con lo sguardo grato di chi immagina storie di vita nei gesti ordinari, che Gesù intuisce che, per la realizzazione di quel sogno, questa perizia si rivelerà preziosa. Come attitudine da reimparare assieme, perché diventi dono che si affina al servizio di tutti. E lo dice così: diventiamo pescatori di gente! Certi che Dio ama ogni uomo e donna; qualunque la loro storia, credendola comunque aperta ad un futuro non predeterminato ma affacciato anche all’inedito. Fidandoci che Dio è un padre buono e una madre che non rinuncia alla tenerezza. È nella ricerca di mantenersi e verificarsi in questa prospettiva, che il Centro Missionario Diocesano, mentre continuava a gettare le reti, nelle sue pratiche di accompagnamento dei missionari e delle missionarie presenti nel mondo – laiche, laici, religiose e religiosi e preti -, ha dedicato in questo anno pastorale tempo ed energie anche alla cura delle sue reti; ossia, ad una verifica e affinamento dell’organizzazione, delle modalità e metodi di lavoro, degli organismi, delle iniziative, delle relazioni e contesti che nel tempo si sono sviluppati nei dintorni del CMD - e che assieme ne delineano il volto e il servizio nella nostra diocesi. La scelta di viverlo come un esercizio sinodale, ci ha chiesto anzitutto di interrogarci e lasciarci mettere in questione dalla scommessa di continuamente re-imparare la fiducia nella vita, a partire dalle tracce del camminarci accanto del Risorto, e dallo sguardo riconoscente ai piccoli che ci raccontano del Regno. Un esercizio sinodale: non la semplice applicazione di tecniche di lavoro, né la costruzione di sintesi che si sovrappongono al percorso. Piuttosto, l’esercizio di un’attenzione che fa della pratica un luogo di riflessione (attenti ad imparare insegnando, e ad insegnare apprendendo) e dei momenti di riflessione un tempo fertile di elaborazione, di ricomprensione dell’attuale, nell’apertura anche all’inedito (mantenendo vigile la memoria dei volti e delle voci di coloro con i quali ci siamo impegnati a condividere tratti di storia). Un esercizio sinodale, elaborando direttrici e organizzazione tra commissioni e momenti assembleari, cercando la condivisione, anche nel momento di decidere gli orientamenti e la struttura. Tra intuizioni fertili e qualche sbavatura. Perché a gettare e raccogliere le reti, e poi a curarle e prepararle, non si impara una volta per tutte: piuttosto, si può continuare a re-impararlo assieme; nel dialogo con il Maestro, e fidandoci dei piccoli.

 

Don Gabriele Giacomelli

Collaboratore al CMD

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