Cari amici, domenica scorsa nell’eucarestia abbiamo inviato un centinaio di giovani per vivere una settimana missionaria, invitandoli a entrare nelle realtà di queste periferie dell’umanità, piene di vita e di contraddizioni. L’Africa è giovane qui in periferia della città di Nampula, ogni volta che passo per i sentieri delle case (molti sono cunicoli!) si sente sempre la vita che ti viene incontro, con le voci dei piccoli che in tanti modi inventano giochi, saltano, corrono e ti salutano con quella gioia che li caratterizza. Per loro basta quattro o cinque metri di terreno sconnessi per vederli giocare con una palla fatta con nailon, stoffa o altro,...
Entro spesso nelle case della parrocchia per visitare gli ammalati, coloro che sono nati con disabilità (sono tanti e spesso senza una carrozzina o un trasporto idoneo per uscire), o che vivono momenti difficili, e anche per conoscere le famiglie, o conoscere i familiari dei giovani che vogliono entrare in un cammino per seguire Gesú. Grazie a Dio, il cuore di tanti giovani è aperto a una futura vita donata, ma è necessario però un forte accompagnamento, perché questi germi di vita e vocazione, non svaniscano nel cammino per mancanza di vicinanza, preghiera e sostegno.
Questa mattina visitando una di queste famiglie, ho trovato un povero uomo sordo dalla nascita, la madre di lui è una vecchietta che oltre a questo figlio ha con sé un nipote orfano che desidera entrare nel cammino comboniano. Ho chiesto a lei, nella sua situazione di precarietà, se è contenta che questo suo nipote di nome Geronimo entri in un cammino vocazionale con la famiglia comboniana. Lei con un sorriso mi ha detto: “Padre, ho sempre sognato poter avere un figlio o un nipote che seguisse questo cammino di Dio, per me sarebbe una gioia”. Che lezioni di vita mi donano i miei parrocchiani; vivono poveramente, ma il loro cuore ha una grande sapienza .
Qui per noi missionari, é importante suscitare una parrocchia missionaria, un modo di concepire la vita aperta all’altro, dove la gente si senta protagonista del proprio cammino, scoprendo che Gesú crede e si affida a loro per far conoscere il cuore del padre. É bello e da gioia vedere che la vicinanza di Gesú e la sua parola dona tanta speranza e forza per non arrendersi, in una realtà dove i poveri sono sempre più posti di lato e schiacciati da uno spirito del mondo che privilegia i potenti, i ricchi e i furbi.
Stare accanto ai senza voce a volte è difficile, sembra che le realtà non cambino mai, anzi che peggiorino, ma la certezza che Dio in Gesú ha dato un posto privilegiato nel suo cuore ai piccoli, ai poveri a chi non conta, ci sprona a non arrendersi e camminare nella certezza che prima o dopo varchi di luce si apriranno. Cosí sulla strada incontri sempre volti umani che ti avvicinano per chiederti di ascoltarli, come Jaoquim, un ragazzo che ho trovato abbandonato con disabilità e orfano. Stava male e mi pregava di prendermi cura di lui. Ieri con la comunità abbiamo cercato per lui un cammino di speranza: non aveva nulla con sé, se non una carrozzina già rotta, ma che amore grande per la vita manifestava il suo cuore!
Cari amici, so che molti di voi in questi tempi soffrono, vedendo che la nostra terra in cui siamo nati e abbiamo respirato la gioia di un vangelo che ci ha portato speranza, pace e accoglienza reciproca, ora è spesso avvolta in un clima di tensione, di segni forti di resistenza a fidarsi di quel vangelo che è e sarà sempre “stoltezza per i dotti, ma sapienza di Dio” per chi ha il coraggio di credere che è l’unico cammino possibile per costruire assieme un’umanitá dove tutti ci sentiamo dono l’uno per l’altro. L’Africa stessa accoglie 18 milioni di rifugiati, la sola città di Laos, capitale della Nigeria, ne accoglie 700.000 l’anno, tante quante l’Europa ne accoglie in un anno, ma questo non fa rumore. L’Italia stessa ha piú di 5 milioni di italiani immigrati in questi tempi all’estero, ma questo non crea problema come avviene per gli immigrati che passano da noi, cosí non creano rumore le tanti armi che arrivano qui fabbricate nelle nostre terre destabilizzando quest’Africa già martoriata. Non sarà allora arrivato il tempo di vedere la vita con occhi e prospettive nuove, che ci permettono di essere nuovamente quel segno di speranza per quell’umanità che per tanto tempo si è sentita “non avente diritto di poter sognare un mondo migliore? ”. Penso che se avremo il coraggio di accoglierla nel cuore e tracciare insieme percorsi di vita, sono certo che essa stessa ci donerà tanto di più di quello che noi possiamo donarle. Il vangelo di Gesù è difficile capirlo e accoglierlo con il cuore, ma se accetti di viverlo ti destabilizza, ma poi ti ricrea con quella creatività che lo spirito di Gesù sa consegnarci.
- Davide De Guidi
missionario comboniano in Mozambico